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Settimana musicale. Questa volta suonano anche i prof

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È ormai tradizione della Settimana musicale mirtense, giunta quest’anno alla dodicesima edizione, dare spazio in una matinée agli alunni della sezione musicale dell’istituto comprensivo Bassa Sabina di Poggio Mirteto (questa settimana suoneranno giovedì 25 alle 10 di mattina). Quest’anno però c’è una novità: oltre agli studenti si esibiranno, in un pomeriggio pensato per rinsaldare il legame tra l’istituto e la comunità locale, anche i professori . Li abbiamo incontrati, insieme al preside, per farci raccontare questa iniziativa e per ragionare sull’esperienza della sezione musicale, giunta quest’anno alla fine del primo triennio. Partiamo da qui. “Non c’è dubbio che l’esperienza sia stata un successo – dice il professor Renato Romano Renzi, il preside –. Quest’anno gli iscritti al primo anno sono 56, il primo anno erano una trentina. Un incremento significativo, tanto da farci pensare oggi di chiedere qualche cattedra in più, sperando che l’ufficio scolastico provinciale, in base agli organici regionali, riesca a darci una risposta positiva”.

Nello studio del preside, seduti in circolo, ci siamo noi e quattro dei cinque professori. Debora Marino (pianoforte), Valerio Di Paolo (chitarra), Alberto Fabiani (violino), Fabio Ginevoli (clarinetto). Saranno loro, assieme a Giammarco Casani (clarinetto anche lui) a esibirsi alle 18 del 24 aprile nella Sala della Cultura. Ma del concerto parleremo dopo. Prima cerchiamo di capire, assieme a chi insegna loro la musica, come i ragazzi vivano quest’esperienza. C’è tra i professori una vera comunanza di idee e di esperienze, e ce le raccontano a più voci, tanto che è difficile attribuire all’uno o all’altro questo o quel parere. “È vero che magari i ragazzi iniziano i corsi spinti dai genitori – ci dicono –, ma va detto che prendono subito le cose sul serio e in prima persona”. All’inizio gli strumenti più gettonati sono i più “famosi”: il pianoforte e la chitarra, ma dopo un po’ i ragazzi si accorgono della bellezza degli altri strumenti e sono proprio loro spesso a chiedere di cambiare. “Suonare assieme è l’esperienza più importante – ci spiegano i professori –: imparare uno strumento finalizzato a se stesso è già una bella cosa, ma se l’apprendimento è finalizzato a suonare in un ensemble è un’esperienza ancora più importante, e più gratificante, perché uno mette in pratica la propria conoscenza insieme agli altri”. Non si punta insomma a creare musicisti professionisti, nella scuola (anche se c’è qualche alunno che ha partecipato a concorsi esterni, magari vincendoli) quanto a dare ai ragazzi un’educazione e una cultura musicale, quello che paradossalmente in Italia, patria di tanti sommi musicisti, in verità manca proprio.

E arriviamo allora al concerto, costruito in modo da dare modo a ogni strumentista di mettere in rilievo le proprie capacità e le “doti” dello strumento che insegna. I prof si esibiranno da soli, in duo e in trio. Il piano e la chitarra avranno spazio nelle loro vesti di accompagnamento e di solista, il violino e i clarinetti come strumenti solisti e concertanti. Le musiche  andranno da quelle di Carulli e Giuliani (“monumenti” della letteratura chitarristica) a quelle di Mendelssohn e Ginastera fino classici della prima età del jazz. Il bis, una vera sorpresa, li vedrà esibirsi tutti assieme.

 

 

 

 

 

Author: Carlo Calvani